Phantoms of the past

09/02/2514
h. 20.00


"Lydia, devi imparare che cosa è giusto e che cosa è sbagliato."
Sentivo mia madre singhiozzare dalla cucina. Anche se dal punto in cui mi trovavo non la potevo vedere, mi sembrava di averla davanti, seduta al tavolo della cucina, la fronte contro il legno bagnato dalla sua cascata di lacrime.
"Qui su Horyzon le cose sono perfette, ma là fuori, nei mondi che tu ti ostini a difendere, vige l'ignoranza."
No, papà, qui l'unico ignorante sei tu. Questo avrei voluto rispondergli, ma mi limitai a starmene seduta su quella poltrona, circondandomi le ginocchia con le braccia e trattenendo le lacrime con orgoglio.
Mi sanguinava il naso, e il polso dove mio padre si era aggrappato con forza per tenermi ferma mentre mi picchiava faceva così male che quasi non riuscivo a muoverlo, ma non avrei pianto. Non davanti a lui. A fare quello ci pensava già mia madre, e in abbondanza.
"Quell'ignoranza non durerà in eterno, prima o poi li domineremo e faremo capire loro che cosa vuol dire essere civilizzati."
Perchè non poteva parlare di aiuto? Quella gente aveva bisogno di aiuto, non di regole e del pugno di ferro dell'Alleanza.
"Quella gente è come noi, ma non ha tutto ciò che abbiamo noi per civilizzarsi, come dici tu. Se invece di pensare a imporvi pensaste ad aiutarli le cose sarebbero diverse" replicai seccamente, stanca di dovermene stare zitta e fingere che avesse ragione. Lui mi si avvicinò, la mano già in aria, pronta a colpirmi di nuovo.
"Ti prego Robert, basta, lascia stare la bambina" implorò mia madre dalla cucina, la voce spezzata dal pianto. Mio padre si voltò verso di lei, puntandole il dito contro. "Non è una bambina, ha sedici anni e dovrebbe già essere membro dell'Alleanza come me e invece guardala! Una ribelle con la testa piena di ideali distorti! E' solo colpa tua e della tua debolezza, sei solo capace a piangere!"
Per fortuna si girò e uscì di casa sbattendosi la porta alle spalle, perchè in quel momento mi sarei volentieri alzata per prenderlo a calci in culo.
Quello non era mio padre, era solamente un uomo senza cuore.


Nonostante siano passati nove anni dall'ultima volta che l'ho visto non riesco a soffocare tutto l'odio represso che ha fatto nascere in me fin da quando ero solo una bambina.
Sono felice che non si sia mai pentito di avermi cancellata dalla sua vita, sono davvero felice che non mi abbia mai cercata. Mai.
Però mi manca mia madre, a volte.

"Non devi ascoltarlo, non sa quello che dice. Lui ti vuole bene" mi disse, la voce nasale a causa del pianto cessato da pochi minuti. Mentiva, lo faceva sempre. Mentiva cercando di addolcire la cruda realtà.
"Non è vero, mamma. Lui mi odia. Se non diventassi un soldato come lui desidera smetterebbe di considerarmi sua figlia, e tu lo sai benissimo. Io sono solo uno strumento per lui."
Sentivo i denti della spazzola affondare tra i miei ricci e scorrere lenti verso il basso. Nonostante percepissi i movimenti di mia madre secchi e nervosi, la sua voce suonava piena di dolcezza.
"Per me non sei uno strumento. Sei la mia bambina."
Le piaceva spazzolarmi i capelli. Erano lunghi e ricci come i suoi.
"Quanto sei bella, Lydia. Sembri una bambola. Vedrai, un giorno troverai un uomo che amerà i tuoi occhi tanto quanto li amo io" sorrise, guardandomi attraverso lo specchio.
Odiavo quando mia madre si metteva a parlare di uomini. Io avevo già Ryan, e lui non mi amava perchè sembravo una bambola. Mi amava perchè ero forte e indipendente.


A ripensarci, forse Ryan non mi amava davvero. Ma mia madre, lei sì. Il suo amore era sincero, ed è per questo che ogni tanto vorrei tornare a casa e abbracciarla, chiederle come sta.
Ma ora non ho più i ricci che tanto amava, e mi chiedo che cosa farebbe. I miei capelli sono troppo corti per essere spazzolati, e i miei occhi sono diventati lo specchio di un'anima troppo tormentata. La farei piangere di nuovo, come quando me ne sono andata di casa, abbandonandola.
Sono felice di aver affittato una casa a Oak Town. Non c'è più niente per me a Capital City, se non del lavoro e fantasmi del passato.
Fantasmi con cui non voglio avere più nulla a che fare. 

Forse nella mia nuova casa smetterò di essere tormentata dagli incubi tutte le notti. 

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