Lyanna

Lyanna Lee era una donna bella oltre ogni dire, con grandi occhi dall'iride color nocciola intenso, un colore quasi liquido, bollente. Aveva capelli lunghi e ricci e un sorriso perfetto che non mostrava quasi mai. Le sue labbra carnose erano perennemente piegate in una smorfia di dolore, quella sofferenza interiore che ti attanaglia le viscere e ti chiude in una sfera dal vetro spesso e indistruttibile, all'interno della quale l'unica cosa che puoi fare è disperarti perché sai che non c'è alcuna via d'uscita.
Oltre ad essere splendida era anche molto intelligente e sensibile, capace di comprendere persino le ragioni della persona più spregevole del 'Verse. Aveva scoperto quel talento quando era solo una ragazzina, dimostrandosi più matura di tutti i suoi coetanei ed estremamente empatica, tanto che decise di diventare una psicologa. Da giovane aveva un sacco di idee per il suo futuro: vivere la vita con il sorriso sulle labbra, aiutare le persone in difficoltà, asciugare le loro lacrime e permettere loro di combattere perché era certa nessuno possa essere realmente perso per sempre.
Lavorava alla Blue Sun quando conobbe Robert Evans, un soldato alleato dal cipiglio severo e dagli occhi gelidi. Quell'uomo aveva un fascino tutto suo, rappresentava la Freddezza che lei combatteva nella mente dei suoi pazienti da anni: divenne il suo chiodo fisso, la sua missione tutta personale. Doveva scaldarlo, ammorbidirlo, perché riusciva a intravedere sotto quella corazza una persona determinata, forte, buona.
Forse si innamorò più che altro dell'idea che si era fatta di lui che di Robert stesso, fatto sta che dopo un anno si ritrovò sposata e con il ventre gravido.
Robert non sembrava così felice di aspettare un figlio da lei, l'unica cosa che pareva importargli era il fatto di poter crescere un nuovo soldato che lo aiutasse nella sua battaglia contro l'ignoranza della gente del Rim.
Lyanna si sentiva infinitamente triste: la creatura che portava in grembo non avrebbe ricevuto tutto l'amore che un figlio si merita, sarebbe nata e cresciuta ricevendo ciò che le spettava solamente per metà, e questo la convinse ulteriormente a non mollare la sua missione, la sua lotta contro la freddezza di Robert.
Nonostante lei fosse incinta e i mesi passassero, gonfiando sempre di più la sua pancia, lui era sempre meno presente. 
"Noi Alleati abbiamo una missione, Lyanna. Un giorno uniremo tutti sotto un unico dominio e finalmente quella gente capirà che ribellarsi non serve a nulla, e ci ringrazieranno per questo. Tu la smetterai di piangere e mi dirai grazie come loro, e nostra figlia farà lo stesso. Non devi lamentarti se sono assente, quello per cui combatto è più importante."
Parole che si sentiva ripetere ogni giorno e che nemmeno il suo mare di lacrime poteva cancellare.
Quando sarebbe stata in grado di essere più forte, di riconquistare il sorriso che aveva perso, di asciugare le proprie lacrime e combattere proprio come suo marito faceva? 
Quando Lydia si catapultò in questo mondo Lyanna, finalmente, sorrise. Era sola, ma in qualche modo quell'esserino era in grado di farla sentire la donna più felice dell'intera galassia. Aveva i suoi stessi lineamenti, nascosti dal rossore tipico della pelle dei neonati, e tanti capelli quanto lei. Strillava la propria rabbia al mondo, e questo non poté che farla sentire più forte, rinvigorita. Era il nove settembre del 2486 e quella data l'avrebbe segnata per sempre: la sua speranza era rinata.


"Mamma, non piangere."
Lydia aveva sei anni e lei ne aveva esattamente trenta più di lei. Quel giorno era il suo compleanno e pioveva a dirotto su Capital City. Ogni tuono faceva tremare anche il suo cuore assieme ai vetri della finestra della cucina. Lyanna era stanca di piangere, ma non poteva farne a meno: la solitudine, la paura, il rimorso erano così forti da farle venire la nausea. Da quando lei e Robert stavano assieme non c'era stato un solo compleanno in cui lui fosse stato al suo fianco. Possibile che quell'uomo fosse in grado di amare solo la propria causa e il proprio lavoro, quando lei gli aveva donato tutta se stessa? Nemmeno la nascita di Lydia era riuscita a portarlo a casa per le feste, per i compleanni, per gli anniversari. La bambina non sembrava soffrirne particolarmente. Stava con il padre solo quando lui le parlava di combattere e di come le avrebbe insegnato a farlo non appena avesse raggiunto l'età giusta. 
"Ti prego... Non sei sola. Io ci sono, e il tuo compleanno è importante per me."
"Oh, Ly..." 
Quelle parole la fecero piangere ancora di più, i singhiozzi che bucavano il silenzio denso di quella cucina vuota. La manina di Lydia afferrò la sua con forza, come a volerle offrire un appiglio sicuro, l'unico appiglio che qualcuno le avesse mai concesso in vita sua. La accettò e cercò il suo sguardo: avevano occhi identici, ma l'espressione della piccola era più decisa e intensa del sua, era lo sguardo di chi non si sarebbe mai arreso. Sua figlia era parte di lei, del suo cuore, della sua anima, il flebile raggio di sole che illuminava l'oscurità che aveva lasciato entrare dentro di se. 
"Adesso facciamo una torta e la mangiamo solo noi" la rassicurò Lydia, allungando le mani verso il suo volto pallido per asciugare via tutte quelle lacrime, e le sorrise. 
Quel sorriso era così sincero e coraggioso che Lyanna fu sicura sua figlia sarebbe stata in grado di vincere ogni battaglia della sua vita, quando sarebbe stata grande. E si alzò, tenendola per mano.
"So che non mi abbandonerai mai, Lydia."

Ma ti ho abbandonata, mamma.
Mi dispiace, mi dispiace tanto.

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