Where is my mind?

With your feet in the air and your head on the ground, try this trick and spin it. Your head will collapse if there's nothing in it and you'll ask yourself: "where is my mind?"

10/03/2514
h. 06.31


"Dov'è la mia mente?"
Me lo sono chiesta spesso, ultimamente.
Credo di averla persa. Forse è rimasta alle mie spalle, assieme ai ricordi. Forse l'ho voluta chiudere in un armadio buio a tenere compagnia ai miei scheletri.
Questa notte è stata l'ennesima battaglia, forse in risposta ai discorsi fatti con il dottor Blackbourne e il dottor Ritter. Il primo non ha fatto che ribadire quanto deciso sia a combattere per i propri ideali, per quello in cui crede, senza paure, pronto a morire per difendere la propria causa. Il secondo invece crede che morire combattendo sia egoista, perché in effetti è più facile morire gloriosamente che restare in vita, feriti e col cuore spezzato per sempre. 
Quando sono con il dottor Ritter la velocità con cui riesco a scolarmi diversi bicchieri di whisky è impressionante, così come lo è il modo in cui le parole scivolano rapide fuori dalle nostre labbra. E' un ottimo interlocutore, acuto. Dietro il velo che rende opaco il suo sguardo si nasconde un attento osservatore, ne sono certa. Lui ha capito come sono veramente, ma non sembra essere rimasto deluso dalla mia fragilità interiore.
Abbiamo discusso il passaggio de "Il Piccolo Principe" che mi aveva colpita leggendolo, quello della volpe e del campo di grano, e ci siamo trovati d'accordo sul fatto che il principe si sia dimostrato crudele ad abbandonare la volpe, lasciandola lì a consolarsi col suo solitario campo di grano.
Il fatto che il libro descriva la realtà dei fatti, ovvero che gli esseri umani non facciano che addomesticarsi a vicenda in continuazione, non toglie che rimanga un libro per bambini: nella realtà la volpe avrebbe il cuore spezzato, e il campo di grano vuoto non farebbe che rendere il suo dolore più intenso, giorno dopo giorno.
Nella vita c'è chi addomestica e abbandona, come è solito fare il dottor Ritter, e chi si lascia addomesticare e rimane solo a soffrire, come sono solita fare io.
Nonostante tutto sono felice di aver parlato con lui fino alle due del mattino, annegando le parole nell'alcool. Mi ha... aiutata, in un certo senso.
Ora osservo l'alba dalla finestra del soggiorno della casa che ho affittato qui su Greenfield, con Cagnaccio che dorme ai piedi del divano. La luce filtra debole e pallida attraverso il vetro, e il silenzio denso mi fa sentire così sola che vorrei mandare una mail a Brent e chiedergli di raggiungermi.
Brent, che con i suoi abbracci e i suoi baci è più pericoloso di me con le revolver tra le mani. Dovrei stargli lontana per un po', non voglio abituarmi alle sue braccia, ai suoi occhi. Siamo solo "amici di letto", non posso cercarlo anche quando vorrei solamente essere consolata. L'altra notte siamo rimasti abbracciati a dormire assieme nel suo alloggio su Hall Point, senza nemmeno fare sesso. E' una cosa che mi confonde, ma ho intenzione di lasciare la confusione lì dov'è. Troppe domande possono fare solamente male.
Potrei chiamare Jennifer, ma credo sia ancora arrabbiata con me per quella storia del nomignolo. Mi chiamava "Bao bei", tesoro. Le ho detto che è un nomignolo idiota, e si è offesa tantissimo. Dovrò trovare il modo di farmi perdonare, e sicuramente comprarle altri mostriciattoli giocattolo non è una buona idea.
Sono un disastro con le persone.
Where is my mind?

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