Fear of the dark

Lo spazio ignoto.
Non credevo avremmo sentito l'oscurità premere così tanto contro la Banshee, scivolare all'interno della plancia e rendere l'aria così densa di tensione, di paura. 
La nostra giovane addetta ai sensori stava parlando dei Marauders con voce tremante quando i nostri sensori hanno rilevato qualcosa di anomalo e spaventosamente grande. I valori di massa e stazza erano totalmente fuori scala rispetto a qualsiasi vascello conosciuto, si trattava di qualcosa di enorme che supera sicuramente di cinque volte una corazzata pesante alleata. Gli ASU-3 hanno rilevato trenta tubi di lancia siluri e banchi laser, e a bordo c'erano più di tremila persone. Non credevo ai miei occhi mentre osservavo lo schermo di fronte a me. Una cosa del genere potrebbe demolire un'intera luna, è incredibile. Noi, sulla nostra Firefly, eravamo delle formichine indifese di fronte a una vera e propria città volante. 
Ho avuto paura quando ci hanno agganciati.
Mi è venuta in mente la nostra nave distrutta, l'equipaggio fatto a pezzi da qualcosa di sconosciuto e immensamente superiore a noi. Le nostre vite avrebbero potuto finire lì, in mezzo al nulla, senza che noi potessimo difenderci in alcun modo.
Per questo ho dato immediatamente ordine di disingaggiarci e attivare il booster. Siamo riusciti a scappare, e onestamente credo sia stato possibile solamente perché abbiamo agito in modo rapido. Un solo istante in più e ci avrebbero silurati.
Ora non riesco a fare a meno di domandarmi che cosa ci fosse lì davanti a noi, pronto a mangiarci vivi.
Che i Marauders delle leggende siano veri? Eppure non riesco a fare a meno di domandarmi, nel caso la risposta fosse affermativa, come possano essere così ben organizzati.
Potrebbero essere, in alternativa, degli Indipendentisti disertori. Si dice che John Roscoe il Grizzly abbia rubato un incrociatore con un manipolo di uomini e sia sparito, ma come si è procurato tremila uomini e tutte quelle armi?
Il mio stomaco fa le capriole se penso a quanto pericolosa sia quella "cosa" e a quanto importanti siano i dati che abbiamo rilevato.
Ho intenzione di alzare il prezzo con la Blue Sun e indagare, perché non credo nella vita si possano vivere spesso cose del genere. E' un'incognita troppo grande, troppo letale perché io me la lasci scivolare via dalle mani con così tanta facilità.
Lo spazio ignoto nasconde un sacco di insidie segrete, e io ho intenzione di svelarne una, costi quel che costi, perché la paura che ho provato non ha fatto che rendermi più determinata.
Mi mancava quella sensazione, i muscoli del corpo tesi all'inverosimile e il cuore che batte all'impazzata nel petto, minacciando di sfondarlo. In questi ultimi giorni non ho fatto che sentirmi morta, e solo il rischio riesce a farmi sentire così viva. Mi era mancato da impazzire, come fosse una droga da cui non posso disintossicarmi. Questo mio amore per il pericolo non mi permette di avere abbastanza paura da non rischiare.
Perché non si può avere paura di ciò che non si conosce.

Not everything works out the way you hope

25/03/2514
h. 18.30

Alla festa di primavera Buck Blackbourne ha accolto il mio arrivo con un gran sorriso, come sempre, poi mi ha offerto dello zucchero filato. Non ne avevo mai mangiato prima, e l'ho trovato delizioso quanto la compagnia di quell'uomo dal cuore grande. Splendeva il sole e c'era l'odore dolce della primavera nell'aria.
Pensare che non potrò mai più sentire la risata sonora del dottore fa male. 
Sento un peso nel petto che mi blocca il respiro. Quando ho saputo quello che è successo mi sono sentita impotente e piegata dal dolore come quando ho trovato il corpo di Ryan senza vita anni fa. Non faccio che domandarmi se ci sia qualcosa di sbagliato in me, nella mia vita, se il destino esista sul serio, se ci sia un Dio che stabilisce chi sia degno di restare in vita e chi di morire. Nel caso esistesse, non posso fare a meno di immaginarlo come un'entità crudele, che strappa via la vita alle persone migliori. 
Tutto mi sta scivolando via dalle mani, inesorabilmente.
In infermeria c'era il corpo del dottore. Ho dovuto recarmi lì per crederci davvero, poiché non riuscivo a capacitarmi della sua improvvisa morte.
Mughain si è infuriata dopo che le ho chiesto perché abbiano lasciato che tutto questo accadesse, ma non m'interessa. Non m'interessa nemmeno sapere se Donna Winter mi vuole morta per aver tradito Hall Point con la mia sincerità. Roona piangeva, e Scott era una maschera di dolore e durezza, mentre il corpo del dottore rimaneva lì, freddo.
Come hanno potuto lasciare che quello stronzo di Gibbs lo ammazzasse? Non posso credere che non siano riusciti a fermarlo in tempo, non ci riesco.
Quando sono uscita dall'infermeria ho preso a pugni il muro come una sciocca, ferendomi la mano. Jennifer mi ha trascinata via da lì, accompagnandomi nel mio alloggio, dove sono crollata a pezzi tra le sue braccia. Non piangevo così tanto da quando è morto Ryan, probabilmente, e per fortuna questa volta avevo un'amica a sostenermi e impedire che cadessi.
La guerra è stata inutile, così sbagliata che la gente continua ad ammazzarsi ancora oggi. E' tutta colpa dell'Alleanza, del loro desiderio di imporsi sulla gente del Rim che invece voleva solo la libertà.
Sono stanca di queste lotte per il potere, di vedere la gente pugnalarsi alle spalle, mentire, infuriarsi.
Il dottor Blackbourne era una persona buona, dal cuore enorme.
Era un terrorista, è vero: sono certa facesse parte dei Dust Devils, ma sarei stata pronta ad affrontare la Triade da sola pur di non consegnare loro un uomo come Buck. 
Cagnaccio sembra aver capito che qualcosa non va, mi sta accanto e cerca di leccarmi via le ferite, ma credo che anche lui piangerebbe la morte di quell'uomo che non gli negava mai una carezza gentile.
Vorrei tanto tornare bambina e piangere senza vergogna dopo essermi sbucciata le ginocchia cadendo, consapevole che la mamma arriverebbe presto a curarmi le ferite e posarmi un bacio in fronte.
Vorrei vendetta, ma non posso averla, perché so benissimo che niente funziona nel modo in cui vorrei funzionasse. Mai.

Betrayal

24/03/2514
h.01.00

Tradire.
Ingannare qualcuno, violare un patto, venire meno a un obbligo vincolante, alla fede data.
Rivelare ciò che doveva restare nascosto: tradire un segreto; svelare.

Questo fa di me una traditrice?
Essere sincera, onesta, agire per il bene degli altri significa tradire?
Sono impulsiva, e troppo spesso tendo ad agire senza ricordare che non sono l'unica a subire le conseguenze delle mie azioni. 
E' la prima volta che i lavori che svolgo si scontrano dolorosamente, inesorabilmente, a causa di un mio passo falso. Ho fallito, e "fallimento" significa anche deludere una delle due parti.
Ultimamente faccio solo danni, e ora mi chiedo se le mie azioni non siano altro che la conseguenza di ciò che sono realmente: un fallimento totale.

Lyanna

Lyanna Lee era una donna bella oltre ogni dire, con grandi occhi dall'iride color nocciola intenso, un colore quasi liquido, bollente. Aveva capelli lunghi e ricci e un sorriso perfetto che non mostrava quasi mai. Le sue labbra carnose erano perennemente piegate in una smorfia di dolore, quella sofferenza interiore che ti attanaglia le viscere e ti chiude in una sfera dal vetro spesso e indistruttibile, all'interno della quale l'unica cosa che puoi fare è disperarti perché sai che non c'è alcuna via d'uscita.
Oltre ad essere splendida era anche molto intelligente e sensibile, capace di comprendere persino le ragioni della persona più spregevole del 'Verse. Aveva scoperto quel talento quando era solo una ragazzina, dimostrandosi più matura di tutti i suoi coetanei ed estremamente empatica, tanto che decise di diventare una psicologa. Da giovane aveva un sacco di idee per il suo futuro: vivere la vita con il sorriso sulle labbra, aiutare le persone in difficoltà, asciugare le loro lacrime e permettere loro di combattere perché era certa nessuno possa essere realmente perso per sempre.
Lavorava alla Blue Sun quando conobbe Robert Evans, un soldato alleato dal cipiglio severo e dagli occhi gelidi. Quell'uomo aveva un fascino tutto suo, rappresentava la Freddezza che lei combatteva nella mente dei suoi pazienti da anni: divenne il suo chiodo fisso, la sua missione tutta personale. Doveva scaldarlo, ammorbidirlo, perché riusciva a intravedere sotto quella corazza una persona determinata, forte, buona.
Forse si innamorò più che altro dell'idea che si era fatta di lui che di Robert stesso, fatto sta che dopo un anno si ritrovò sposata e con il ventre gravido.
Robert non sembrava così felice di aspettare un figlio da lei, l'unica cosa che pareva importargli era il fatto di poter crescere un nuovo soldato che lo aiutasse nella sua battaglia contro l'ignoranza della gente del Rim.
Lyanna si sentiva infinitamente triste: la creatura che portava in grembo non avrebbe ricevuto tutto l'amore che un figlio si merita, sarebbe nata e cresciuta ricevendo ciò che le spettava solamente per metà, e questo la convinse ulteriormente a non mollare la sua missione, la sua lotta contro la freddezza di Robert.
Nonostante lei fosse incinta e i mesi passassero, gonfiando sempre di più la sua pancia, lui era sempre meno presente. 
"Noi Alleati abbiamo una missione, Lyanna. Un giorno uniremo tutti sotto un unico dominio e finalmente quella gente capirà che ribellarsi non serve a nulla, e ci ringrazieranno per questo. Tu la smetterai di piangere e mi dirai grazie come loro, e nostra figlia farà lo stesso. Non devi lamentarti se sono assente, quello per cui combatto è più importante."
Parole che si sentiva ripetere ogni giorno e che nemmeno il suo mare di lacrime poteva cancellare.
Quando sarebbe stata in grado di essere più forte, di riconquistare il sorriso che aveva perso, di asciugare le proprie lacrime e combattere proprio come suo marito faceva? 
Quando Lydia si catapultò in questo mondo Lyanna, finalmente, sorrise. Era sola, ma in qualche modo quell'esserino era in grado di farla sentire la donna più felice dell'intera galassia. Aveva i suoi stessi lineamenti, nascosti dal rossore tipico della pelle dei neonati, e tanti capelli quanto lei. Strillava la propria rabbia al mondo, e questo non poté che farla sentire più forte, rinvigorita. Era il nove settembre del 2486 e quella data l'avrebbe segnata per sempre: la sua speranza era rinata.


"Mamma, non piangere."
Lydia aveva sei anni e lei ne aveva esattamente trenta più di lei. Quel giorno era il suo compleanno e pioveva a dirotto su Capital City. Ogni tuono faceva tremare anche il suo cuore assieme ai vetri della finestra della cucina. Lyanna era stanca di piangere, ma non poteva farne a meno: la solitudine, la paura, il rimorso erano così forti da farle venire la nausea. Da quando lei e Robert stavano assieme non c'era stato un solo compleanno in cui lui fosse stato al suo fianco. Possibile che quell'uomo fosse in grado di amare solo la propria causa e il proprio lavoro, quando lei gli aveva donato tutta se stessa? Nemmeno la nascita di Lydia era riuscita a portarlo a casa per le feste, per i compleanni, per gli anniversari. La bambina non sembrava soffrirne particolarmente. Stava con il padre solo quando lui le parlava di combattere e di come le avrebbe insegnato a farlo non appena avesse raggiunto l'età giusta. 
"Ti prego... Non sei sola. Io ci sono, e il tuo compleanno è importante per me."
"Oh, Ly..." 
Quelle parole la fecero piangere ancora di più, i singhiozzi che bucavano il silenzio denso di quella cucina vuota. La manina di Lydia afferrò la sua con forza, come a volerle offrire un appiglio sicuro, l'unico appiglio che qualcuno le avesse mai concesso in vita sua. La accettò e cercò il suo sguardo: avevano occhi identici, ma l'espressione della piccola era più decisa e intensa del sua, era lo sguardo di chi non si sarebbe mai arreso. Sua figlia era parte di lei, del suo cuore, della sua anima, il flebile raggio di sole che illuminava l'oscurità che aveva lasciato entrare dentro di se. 
"Adesso facciamo una torta e la mangiamo solo noi" la rassicurò Lydia, allungando le mani verso il suo volto pallido per asciugare via tutte quelle lacrime, e le sorrise. 
Quel sorriso era così sincero e coraggioso che Lyanna fu sicura sua figlia sarebbe stata in grado di vincere ogni battaglia della sua vita, quando sarebbe stata grande. E si alzò, tenendola per mano.
"So che non mi abbandonerai mai, Lydia."

Ma ti ho abbandonata, mamma.
Mi dispiace, mi dispiace tanto.

How to save a life

19/03/2514
h. 21.20


Ricordo il giorno in cui trovai Ryan morto.
Era una giornata fredda di fine settembre, di quelle che ti fanno capire che ormai l'estate è finita e che ti devi lasciare alle spalle la sensazione dei raggi di sole tiepidi sulla pelle per un altro anno. 
Stavo tornando a casa con una borsetta piena di fragole fresche, sapevo che a lui piacevano un sacco e poiché il nostro ultimo incarico era andato bene avevo deciso di spendere parte dei miei soldi per fargli quel piccolo regalo. 
Ricordo ancora il cielo occupato dalle nubi gonfie di pioggia, squarci di oscurità tra i palazzoni freddi di Capital City. 
Avremmo mangiato le fragole sdraiati sul letto, e poi ci saremmo baciati, la sua lingua sarebbe stata dolce e le sue braccia calde e io mi sarei sentita in paradiso come ogni volta che ci univamo con passione.
Quando aprii la porta trovai l'appartamento insolitamente silenzioso. Un silenzio pesante, di quelli che preannunciano il rombo di un tuono, i vetri che tremano, gli occhi di Ryan ancora aperti.
Era steso sul tappeto del soggiorno, la polvere bianca del Blast ancora sparsa sul tavolino di vetro e appiccicata sotto al suo naso perfetto. Lasciai cadere il sacchetto a terra, le fragole iniziarono a rotolare sul pavimento, ne calpestai qualcuna durante la mia corsa verso quel corpo esanime. 
"Ryan, no! No, no, no. Non mi lasciare, ti prego, ti prego..."
Continuavo a ripeterlo come una sciocca, lasciando che la cantilena fosse l'unico suono a tenermi compagnia dentro quella casa gelida e vuota.
Il volto di Ryan era così freddo e pallido.
Potevo specchiarmi nelle sue iridi verdi e sentirmi persa, morta assieme a lui.
Avevo lasciato tutto per lui, abbandonando la mia vita e il mio passato.
Improvvisamente, mentre le gocce di pioggia iniziavano a violentare i vetri delle finestre, capii di essere sola.
Questa volta il dolore era sordo, intenso.
Tremavo, piangevo, mi sentivo una cavità scura e infinita all'interno del petto, come se mi avessero strappato via il cuore. Nessuna ferita da curare o frattura da ricomporre era stata così dolorosa nella mia vita prima di quel momento. 
A volte ancora adesso, quando mi sveglio nell'oscurità staccandomi bruscamente dai miei incubi, mi sembra di vedere gli occhi di Ryan che mi osservano mentre migliaia di voci urlano attorno al mio letto.
"Avresti potuto salvarlo." 


Ieri sera Ritter è venuto a trovarmi a casa mia su Greenfield, presentandosi con un cerotto sul naso e una bottiglia di whisky in mano.
Mi ha detto che ha lasciato Eir sola con il suo campo di grano, ma quando mi ha spiegato il perché della sua decisione non ho potuto biasimarlo.
Ha affermato che tra qualche tempo lo avrebbe trovato morto di overdose da morfina e questo l'avrebbe distrutta, quindi ha troncato la relazione prima ancora che potesse nascere. 
Io so cosa significa, e non sono riuscita a contestare la sua scelta: perdere Ryan è stato terribile, e non raccomanderei quel tipo di sofferenza a nessuno.
Ho approfittato della discussione per domandargli per quale motivo preferisse la morfina all'amore di lei, e la sua risposta mi ha lasciato senza fiato e senza parole.
"Perché l'amore ti ruba parte di te senza che tu te ne possa accorgere, mentre la droga ti toglie proprio tutto. E' più facile."
Quindi Ryan ha preferito ciò che è più facile a ciò che è giusto.
Il dottore dice che probabilmente non mi ha mai detto nulla per proteggermi, per non farmi soffrire, e che comunque anche se lo avessi saputo non avrei potuto fare nulla per salvare la sua vita. Continuo a pensare che invece qualcosa avrei potuto farlo, ma non sono specializzata nel salvataggio delle vite altrui, di solito tendo a troncarle.
Abbiamo affogato i nostri dispiaceri in due bottiglie di whisky, finendo a ballare ubriachi marci nel prato dietro casa mia. 
Gli occhi verdi di Ritter sono così intensi, a modo loro, e simili a quelli di Ryan che a volte cercare il suo sguardo mi fa male. La sua compagnia è qualcosa a cui tuttavia non vorrei rinunciare: credo riesca a capirmi senza bisogno di compiere il minimo sforzo. Viaggiamo a braccetto nella strada della nostra vita, seguendo l'onda di un dramma permanente, tenendoci compagnia nella nostra profonda solitudine.


Jeremia, il ragazzino dai capelli rossi e l'aria ingenua, mi ha appena scritto che ha vinto un barattolo di miele alla gara di Greasy pole climbing alla festa di primavera e che vorrebbe offrirmene un po' per ringraziarmi di avergli regalato un biglietto per la partita di Pyramid di domani sera. 
Ho quasi paura che le lezioni di tiro che voglio dargli non siano abbastanza per prepararlo ad affrontare la crudezza della vita, ma nel frattempo devo ammettere che mi piace l'idea di mangiare del miele non sintetico in compagnia di qualcuno che essendo molto giovane non sa cosa voglia dire avere peli sulla lingua.
Insomma, in qualche modo devo pur lasciarmi alle spalle i pensieri.

Where is my mind?

With your feet in the air and your head on the ground, try this trick and spin it. Your head will collapse if there's nothing in it and you'll ask yourself: "where is my mind?"

10/03/2514
h. 06.31


"Dov'è la mia mente?"
Me lo sono chiesta spesso, ultimamente.
Credo di averla persa. Forse è rimasta alle mie spalle, assieme ai ricordi. Forse l'ho voluta chiudere in un armadio buio a tenere compagnia ai miei scheletri.
Questa notte è stata l'ennesima battaglia, forse in risposta ai discorsi fatti con il dottor Blackbourne e il dottor Ritter. Il primo non ha fatto che ribadire quanto deciso sia a combattere per i propri ideali, per quello in cui crede, senza paure, pronto a morire per difendere la propria causa. Il secondo invece crede che morire combattendo sia egoista, perché in effetti è più facile morire gloriosamente che restare in vita, feriti e col cuore spezzato per sempre. 
Quando sono con il dottor Ritter la velocità con cui riesco a scolarmi diversi bicchieri di whisky è impressionante, così come lo è il modo in cui le parole scivolano rapide fuori dalle nostre labbra. E' un ottimo interlocutore, acuto. Dietro il velo che rende opaco il suo sguardo si nasconde un attento osservatore, ne sono certa. Lui ha capito come sono veramente, ma non sembra essere rimasto deluso dalla mia fragilità interiore.
Abbiamo discusso il passaggio de "Il Piccolo Principe" che mi aveva colpita leggendolo, quello della volpe e del campo di grano, e ci siamo trovati d'accordo sul fatto che il principe si sia dimostrato crudele ad abbandonare la volpe, lasciandola lì a consolarsi col suo solitario campo di grano.
Il fatto che il libro descriva la realtà dei fatti, ovvero che gli esseri umani non facciano che addomesticarsi a vicenda in continuazione, non toglie che rimanga un libro per bambini: nella realtà la volpe avrebbe il cuore spezzato, e il campo di grano vuoto non farebbe che rendere il suo dolore più intenso, giorno dopo giorno.
Nella vita c'è chi addomestica e abbandona, come è solito fare il dottor Ritter, e chi si lascia addomesticare e rimane solo a soffrire, come sono solita fare io.
Nonostante tutto sono felice di aver parlato con lui fino alle due del mattino, annegando le parole nell'alcool. Mi ha... aiutata, in un certo senso.
Ora osservo l'alba dalla finestra del soggiorno della casa che ho affittato qui su Greenfield, con Cagnaccio che dorme ai piedi del divano. La luce filtra debole e pallida attraverso il vetro, e il silenzio denso mi fa sentire così sola che vorrei mandare una mail a Brent e chiedergli di raggiungermi.
Brent, che con i suoi abbracci e i suoi baci è più pericoloso di me con le revolver tra le mani. Dovrei stargli lontana per un po', non voglio abituarmi alle sue braccia, ai suoi occhi. Siamo solo "amici di letto", non posso cercarlo anche quando vorrei solamente essere consolata. L'altra notte siamo rimasti abbracciati a dormire assieme nel suo alloggio su Hall Point, senza nemmeno fare sesso. E' una cosa che mi confonde, ma ho intenzione di lasciare la confusione lì dov'è. Troppe domande possono fare solamente male.
Potrei chiamare Jennifer, ma credo sia ancora arrabbiata con me per quella storia del nomignolo. Mi chiamava "Bao bei", tesoro. Le ho detto che è un nomignolo idiota, e si è offesa tantissimo. Dovrò trovare il modo di farmi perdonare, e sicuramente comprarle altri mostriciattoli giocattolo non è una buona idea.
Sono un disastro con le persone.
Where is my mind?

The neverending why

05/03/2514
h.13.20

Capitano Evans.
Nonostante ci abbia dormito su, continua a suonarmi troppo strano.
Pensare che ora sono io a custodire le chiavi della Banshee, a tenere in piedi i Phantom mi fa pensare che sia tutto sbagliato. Io sono sbagliata. Non è il ruolo che fa per me, non è il ruolo che volevo, ma non potevo dire di no a Quinn. Tengo troppo a questo equipaggio per distruggerlo, quindi ho deciso di assumermi questa responsabilità, per quanto grande essa sia.
Ho mandato giù la pessima notizia assieme a una bottiglia di whiskey, cosa che mi ha fatta crollare come una pera cotta, permettendomi di dormire serena tutta la notte. Questa mattina mi sono svegliata vestita, con il braccio di Jennifer che mi cingeva la vita da dietro. Inizialmente mi sono sentita confusa, poi ho ricordato tutto. Ieri sera l'ho baciata, e lei ha baciato me. Un contatto molto casto, innocente quasi. A dire il vero non so perché l'ho fatto, non credo si tratti solo del fatto che ero ubriaca, e nemmeno che riguardi solamente la mia curiosità nei confronti di un possibile rapporto con un'altra donna. Jennifer è un'amica di quelle che ho sempre desiderato avere, e in questo ultimo periodo mi è stata vicina. 
Non riesco a trovare risposte alle mie domande ultimamente. 
Mi piace andare a letto con Brent, mi piace quando mi bacia, e non so perché. Mi è piaciuto svegliarmi con Jennifer a fianco, nonostante questa vicinanza mi abbia messa lievemente a disagio una volta sobria, e non mi so spiegare il motivo. Sto combattendo per aiutare Mughain ed Evah, ma il fatto che lo faccia per un determinato ideale non è sufficiente a rispondere alla domanda: "perché?"
Forse il mio nuovo ruolo di capitano mi aiuterà a lasciare da parte tutta questa confusione e concentrarmi unicamente sul lavoro.
Alla fine dei conti è sempre questo che mi salva.

Understanding

01/03/2514
h. 12.00

Ormai andare a letto con Brent è diventato quasi... naturale.
L'altra sera abbiamo addirittura parlato, e anche molto. 
Di solito dopo aver finito aspetto che si addormenti e me ne vado, ma questa volta abbiamo avuto modo di conoscerci meglio. Ironico dire così, generalmente prima di finire a letto con una persona aspetto di conoscere qualche dettaglio sulla sua vita, sul suo modo di riflettere e vedere il mondo. Aspetto di provare qualcosa.
Per Brent non provo nulla sentimentalmente parlando invece, e gli ho anche confessato di andare a letto con lui perché sto cercando di dimenticare Christyan.
"Tu sei una donna pericolosa", mi ha detto. Non credo si riferisse alla mia abilità con le armi e coi pugni dato che quando gli ho chiesto cosa intendesse ha risposto che non sono una "da una botta e via". 
E' un uomo intelligente, e a modo suo sa comprendere bene le persone.
L'ho capito dal modo in cui mi ha stretta a sè, in cui il suo sguardo si è incastrato col mio. 
Credo che in qualche modo mi abbia capita.
Non fosse che poi abbiamo ripreso a rotolarci tra le lenzuola ammetto mi avrebbe fatto piacere parlare ancora.