How to save a life

19/03/2514
h. 21.20


Ricordo il giorno in cui trovai Ryan morto.
Era una giornata fredda di fine settembre, di quelle che ti fanno capire che ormai l'estate è finita e che ti devi lasciare alle spalle la sensazione dei raggi di sole tiepidi sulla pelle per un altro anno. 
Stavo tornando a casa con una borsetta piena di fragole fresche, sapevo che a lui piacevano un sacco e poiché il nostro ultimo incarico era andato bene avevo deciso di spendere parte dei miei soldi per fargli quel piccolo regalo. 
Ricordo ancora il cielo occupato dalle nubi gonfie di pioggia, squarci di oscurità tra i palazzoni freddi di Capital City. 
Avremmo mangiato le fragole sdraiati sul letto, e poi ci saremmo baciati, la sua lingua sarebbe stata dolce e le sue braccia calde e io mi sarei sentita in paradiso come ogni volta che ci univamo con passione.
Quando aprii la porta trovai l'appartamento insolitamente silenzioso. Un silenzio pesante, di quelli che preannunciano il rombo di un tuono, i vetri che tremano, gli occhi di Ryan ancora aperti.
Era steso sul tappeto del soggiorno, la polvere bianca del Blast ancora sparsa sul tavolino di vetro e appiccicata sotto al suo naso perfetto. Lasciai cadere il sacchetto a terra, le fragole iniziarono a rotolare sul pavimento, ne calpestai qualcuna durante la mia corsa verso quel corpo esanime. 
"Ryan, no! No, no, no. Non mi lasciare, ti prego, ti prego..."
Continuavo a ripeterlo come una sciocca, lasciando che la cantilena fosse l'unico suono a tenermi compagnia dentro quella casa gelida e vuota.
Il volto di Ryan era così freddo e pallido.
Potevo specchiarmi nelle sue iridi verdi e sentirmi persa, morta assieme a lui.
Avevo lasciato tutto per lui, abbandonando la mia vita e il mio passato.
Improvvisamente, mentre le gocce di pioggia iniziavano a violentare i vetri delle finestre, capii di essere sola.
Questa volta il dolore era sordo, intenso.
Tremavo, piangevo, mi sentivo una cavità scura e infinita all'interno del petto, come se mi avessero strappato via il cuore. Nessuna ferita da curare o frattura da ricomporre era stata così dolorosa nella mia vita prima di quel momento. 
A volte ancora adesso, quando mi sveglio nell'oscurità staccandomi bruscamente dai miei incubi, mi sembra di vedere gli occhi di Ryan che mi osservano mentre migliaia di voci urlano attorno al mio letto.
"Avresti potuto salvarlo." 


Ieri sera Ritter è venuto a trovarmi a casa mia su Greenfield, presentandosi con un cerotto sul naso e una bottiglia di whisky in mano.
Mi ha detto che ha lasciato Eir sola con il suo campo di grano, ma quando mi ha spiegato il perché della sua decisione non ho potuto biasimarlo.
Ha affermato che tra qualche tempo lo avrebbe trovato morto di overdose da morfina e questo l'avrebbe distrutta, quindi ha troncato la relazione prima ancora che potesse nascere. 
Io so cosa significa, e non sono riuscita a contestare la sua scelta: perdere Ryan è stato terribile, e non raccomanderei quel tipo di sofferenza a nessuno.
Ho approfittato della discussione per domandargli per quale motivo preferisse la morfina all'amore di lei, e la sua risposta mi ha lasciato senza fiato e senza parole.
"Perché l'amore ti ruba parte di te senza che tu te ne possa accorgere, mentre la droga ti toglie proprio tutto. E' più facile."
Quindi Ryan ha preferito ciò che è più facile a ciò che è giusto.
Il dottore dice che probabilmente non mi ha mai detto nulla per proteggermi, per non farmi soffrire, e che comunque anche se lo avessi saputo non avrei potuto fare nulla per salvare la sua vita. Continuo a pensare che invece qualcosa avrei potuto farlo, ma non sono specializzata nel salvataggio delle vite altrui, di solito tendo a troncarle.
Abbiamo affogato i nostri dispiaceri in due bottiglie di whisky, finendo a ballare ubriachi marci nel prato dietro casa mia. 
Gli occhi verdi di Ritter sono così intensi, a modo loro, e simili a quelli di Ryan che a volte cercare il suo sguardo mi fa male. La sua compagnia è qualcosa a cui tuttavia non vorrei rinunciare: credo riesca a capirmi senza bisogno di compiere il minimo sforzo. Viaggiamo a braccetto nella strada della nostra vita, seguendo l'onda di un dramma permanente, tenendoci compagnia nella nostra profonda solitudine.


Jeremia, il ragazzino dai capelli rossi e l'aria ingenua, mi ha appena scritto che ha vinto un barattolo di miele alla gara di Greasy pole climbing alla festa di primavera e che vorrebbe offrirmene un po' per ringraziarmi di avergli regalato un biglietto per la partita di Pyramid di domani sera. 
Ho quasi paura che le lezioni di tiro che voglio dargli non siano abbastanza per prepararlo ad affrontare la crudezza della vita, ma nel frattempo devo ammettere che mi piace l'idea di mangiare del miele non sintetico in compagnia di qualcuno che essendo molto giovane non sa cosa voglia dire avere peli sulla lingua.
Insomma, in qualche modo devo pur lasciarmi alle spalle i pensieri.

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