h. 19.12
Quello che è successo oggi non sarebbe dovuto accadere.
Non so cosa mi sia preso, non so perchè l'ho fatto, non so perchè lui mi piaccia, dannazione.
Non voglio rivivere ciò per cui ho sofferto tanto in passato.
Ricordo quando Ryan mi salvò da quel ragazzone, Martin.
Martin mi odiava, era un sedicenne grande, grosso e stupido che cercava solo un pretesto per scatenare una rissa, e quel giorno io glielo diedi, zittendolo mentre mi sfotteva nei bagni della scuola.
Mi diede appuntamento nei sobborghi di Capital City alle sei di sera, dicendomi che se ero così spavalda da rispondergli a tono la sarei stata anche per fare a pugni con lui.
Ebbi paura, se mio padre fosse venuto a conoscenza di questo episodio mi avrebbe riempita di schiaffi e di insulti e mi avrebbe giudicata con quei suoi occhi scuri, ma non volevo che Martin la passasse liscia, non volevo che continuasse a prendermi in giro. Non volevo essere la ragazzina dolce e indifesa che mia madre desiderava che fossi, nè il soldato in cui mio padre voleva trasformarmi. Volevo solo sfogarmi e dimostrarmi forte, così andai.
Ricordo ancora il cielo serale, alzando lo sguardo si notavano scie di rosso, i resti di un caldo tramonto, sfumarsi nell'oscurità della notte che avanzava. Faceva freddo, ma le mie mani erano sudate.
Martin non si presentò solo e io mi ritrovai ad essere un topino indifeso in mezzo a un esercito di gatti famelici. Due di loro mi bloccarono nonostante io scalciassi e mordessi, e Martin iniziò a prendermi a calci nelle gambe e nello stomaco. Ero coricata a terra con le labbra appiccicate all'asfalto quando arrivò Ryan.
Era alto, bello, forte. Mentre prendeva a pugni Martin i suoi capelli scuri gli scivolavano sugli occhi verdi, e ai miei occhi apparve come l'eroe di una storia, giunto nel posto giusto al momento giusto per salvarmi. La banda di ragazzini se la diede a gambe, ma io rimasi a terra, finchè il mio salvatore non mi aiutò ad alzarmi.
Ai tempi avevo capelli lunghi e mossi, e quando Ryan vi infilò in mezzo la mano per scostarmeli dal viso mi sembrò di sentirlo inspirare a fondo il profumo di pulito che essi emanavano. Credetti subito di piacergli, perchè non poteva essere altrimenti: lui mi piaceva un sacco.
Ancora oggi mi domando perchè sia morto.
Ormai ho superato il dolore della perdita, ma ci sono cose che non riesco a perdonargli e che non riesco a perdonarmi. Avrei potuto aiutarlo, salvarlo, ma non me l'ha permesso.
Mi sono promessa che non avrei più amato, che nessun uomo mi avrebbe più toccata, e oggi ho infranto la mia promessa.
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